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(la videolezione) Nel mondo dell’elettronica, dove resistenze e condensatori tendono a rubare la scena, l’induttore gioca un ruolo altrettanto cruciale, anche se spesso meno celebrato. Questo componente apparentemente semplice ha il potere di plasmare il comportamento di un circuito, soprattutto quando si parla di frequenze, oscillazioni e conversioni di energia. Un induttore è un componente passivo che immagazzina energia sotto forma di campo magnetico quando una corrente elettrica lo attraversa. È costituito da un filo conduttore avvolto a spirale, spesso attorno a un nucleo di materiale ferromagnetico. Il filo avvolto produce un campo magnetico proporzionale alla corrente. Se la corrente aumenta, il campo si intensifica. Quando la corrente smette di fluire, il campo collassa, e l’energia magnetica si converte di nuovo in energia elettrica. Se si fa fluire in un induttore una corrente continua, inizialmente il componente si oppone ad essa, poi la lascia passare senza problemi. Quando la corrente che attraversa un induttore cambia, questo “resiste” al cambiamento generando una tensione opposta (secondo la legge di Lenz). È come se dicesse: “Aspetta, dammi tempo per adattarmi!” L’induttanza L (in henry) definisce quanto un induttore “resiste” ai cambiamenti di corrente:
V=L⋅di/dtV
dove V è la tensione indotta e di/dt è la variazione di corrente nel tempo.
Applicazioni principali
Filtraggio: nei circuiti di alimentazione, gli induttori aiutano a eliminare i disturbi ad alta frequenza.
Accoppiamento: usati nei trasformatori per trasferire energia da un circuito all’altro.
Limitazione di corrente: smorzano picchi improvvisi evitando danni ai componenti.